La legge n. 162/2021 prevede a partire dal 1° gennaio 2022 la certificazione della parità di genere sul posto di lavoro per eliminare il divario di retribuzione tra uomini e donne.
Viene istituito l’obbligo per le aziende con più di 50 dipendenti di redigere un rapporto sulla situazione del personale maschile e femminile in ognuna delle professioni e in relazione allo stato di assunzioni. Questo rapporto deve essere compilato e trasmesso dalle aziende alle rappresentanze sindacali aziendali entro il 31 dicembre, ogni 2 anni.
Nel caso in cui il datore di lavoro non ottemperi a tale obbligo sono previste sanzioni e verifiche ad opera dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, le quali verranno introdotte con specifici decreti ministeriali.
Per le aziende virtuose sconto dell’1% sui contributi fino a 50mila euro all’anno.
La certificazione di parità, peraltro, è una delle misure che il Governo ha inserito nel PNRR, nella missione 5, «Inclusione e coesione», tra le politiche per il lavoro, destinando a questa finalità 10 milioni di euro.
L’Ente Nazione di Normazione UNI ha pubblicato in data 16 marzo 2022 un documento tecnico UNI/PdR 125:2022, richiamando il classico modello di riferimento dei sistemi di gestione, che prevede la misurazione, la rendicontazione e la valutazione dei dati relativi al genere nelle organizzazioni per attribuire alle stesse un livello di maturità e misurare gli auspicabili miglioramenti nel tempo.
La Certificazione è applicabile a qualsiasi tipo di Organizzazione del settore privato, pubblico o senza scopo di lucro, indipendentemente dalle dimensioni e dalla natura dell’attività. La PdR UNI 125:2022 prevede infatti una flessibilità nella sua applicazione, andando ad adattarsi sia alle caratteristiche dei vari settori produttivi, sia alle dimensioni aziendali.
Nello specifico il documento offre un’analisi del contesto conforme alle direttive europee e analizza il processo di valutazione degli aspetti aziendali che saranno necessari per ottenere la certificazione, di cui dare conto nel prospetto.
La Prassi fissa una serie di Kpi (key performance indicator), suddivisi in sei aree:
- Cultura e strategia
- Governance
- Processi HR
- Opportunità di crescita e inclusione delle donne in azienda
- Equità remunerativa per genere
- Tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro
Ogni area ha un peso percentuale nella valutazione dell’organizzazione complessiva e a ciascun indicatore è associato un punteggio. L’azienda deve raggiungere uno score minimo di sintesi complessivo del 60%, e la verifica si ripeterà con cadenza annuale.
Questi i benefici per le imprese, anche di piccole e medie dimensioni, che otterranno la certificazione:
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Esonero sui contributi previdenziali fino a €50.000 annui
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Punteggio premiale per la concessione di aiuti di stato
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Riduzione del 30% della garanzia fideiussoria per la partecipazione a gare pubbliche
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Miglior posizionamento in graduatoria nei bandi di gara per l’acquisizione di servizi e forniture
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Migliore reputazione e attrattività per l’azienda
La prassi Uni PdR 125:2022 è il prodotto del confronto svoltosi all’interno del “Tavolo di lavoro sulla certificazione di genere delle imprese” coordinato dal Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con la partecipazione di altre Amministrazioni ed è stato già stabilito che sarà l’ANAC a vigilare sulla concreta applicazione delle norme previste.
La ministra Bonetti ha sottolineato che
“le pari opportunità sono state poste dal Governo tra i temi centrali per la crescita e la ripresa del nostro Paese. La certificazione di genere aiuterà le imprese nella progettazione di politiche che investono in lavoro femminile. È uno strumento che rende concreto il principio secondo cui l’investimento sul talento femminile è conveniente per il Paese ed è conveniente per il tessuto imprenditoriale”.
IMPORTANTE!
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